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LE PAROLE DIVENTANO COMPAGNIA E SOLLIEVO. NARRATIVA, FUMETTI, POESIE SI TRASFORMANO IN “LETTURE INATTESE”: ECCO LA BIBLIOTECA DELL’HOSPICE IOV

LE PAROLE DIVENTANO COMPAGNIA E SOLLIEVO. NARRATIVA, FUMETTI, POESIE SI TRASFORMANO IN “LETTURE INATTESE”: ECCO LA BIBLIOTECA DELL’HOSPICE IOV
Comunicati stampa, Prevenzione e cura

Trecento libri vengono messi a disposizione di persone in cura, familiari, caregiver, operatori sanitari. Acquistati grazie a un finanziamento della Regione del Veneto, sono scelti “a sorpresa” e dati in prestito seguendo disposizioni anti-Covid19. Il DG Benini: «I libri sono passaporti che conducono ovunque. Sentire che l’ente è vicino alle persone e si sforza di creare un ambiente sempre più accogliente, credo sia di grande aiuto».

Letture per tenere compagnia, sollevare, distrarre. Romanzi d’avventura, testi di astronomia e filosofia, manuali su piante e animali, raccolte di arte e fotografia, diari di viaggio: la Biblioteca scientifica dello IOV inaugura il progetto “Letture inattese”, la prima raccolta di libri per persone in cura, familiari, caregiver e personale sanitario dell’Istituto Oncologico Veneto. E le “Letture inattese” vedono la luce grazie ad un contributo finanziario della Regione del Veneto, in un luogo particolare: l’Hospice di Castelfranco Veneto, struttura che ogni anno accoglie in media 120 persone con malattia incurabile, oltre ai loro familiari e a personale di assistenza. Ecco dunque che quei libri – trecento, di vario genere tra narrativa, fumetti, poesia, testi illustrati, saggi – assumono, in questo contesto, un significato speciale.

Perchè “inattese”? L’idea nasce dalla convinzione che un libro e la lettura consentano di ingannare l’attesa e di proiettarsi fuori dalla problematica del momento, permettendo al mondo esterno di entrare nella stanza di degenza. La persona, in base alle preferenze indicate, riceverà una borsa di tela con dentro 5 libri che non conosce, “inattesi” appunto, scelti dal personale.

A sviluppare il progetto, Valentina Bozzato, Marianna Gnoato, Giuliana Prevedello della Biblioteca scientifica IOV. «I libri sono nuovi – spiegano le curatrici del progetto – acquistati grazie a un contributo regionale, con la collaborazione delle librerie Limerick e Zabarella di Padova, con le quali abbiamo cercato di valorizzare autori del territorio, selezionando i titoli più adatti. I libri scelti sono maneggevoli, di facile comprensione, molto divulgativi e di svago, non troppo impegnativi. Questa è la prima esperienza di biblioteca allo IOV: dopo questo progetto pilota, l’idea è di estenderlo ad altri reparti, incrementando l’offerta letteraria per stare vicino in momenti difficili».

«Valutando l’obiettivo dell’umanizzazione delle cure, la tipologia di pazienti e gli spazi a nostra disposizione – aggiunge il coordinatore dell’Hospice, Mirsad Pasalic – è stato deciso di iniziare da noi, che seguiamo circa 120 pazienti l’anno, mediamente ognuno con 2/3 familiari o persone che svolgono assistenza continuativa».

Qualche titolo? “Le parole del cielo” di Leopoldo Benacchio, “La grande A” di Giulia Caminito, “Disegnare un albero” di Bruno Munari, “Hotel Lagoverde” a cura di Gianluigi Bodi, “Un uomo felice” di Arto Paasilinna, “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupery, “Simon’s cat” di Simon Tofield. I libri saranno dati in prestito seguendo disposizioni anti-Covid19, ovvero lasciando trascorrere un periodo idoneo dalla restituzione prima di metterlo a disposizione di altro lettore, ribadendo l’importanza dell’igiene delle mani e di indossare correttamente la mascherina.

«Quando non c’è più margine di speranza si usa l’espressione “non c’è più niente da fare” – rileva il Direttore generale dello IOV – IRCCS, Patrizia Benini – Noi invece siamo convinti che anche quando la scienza medica non consente di andare oltre, ci sia sempre possibilità di fare molto, in termini di presenza, vicinanza, sollievo. E i libri sono passaporti che consentono di andare ovunque con la mente. “Letture inattese” rientra nel novero delle iniziative promosse per accogliere le persone che per diversi motivi entrano allo IOV con percorsi diversi: penso soprattutto ai nostri assistiti e ai loro congiunti che affrontano situazioni complesse e a volte molto dolorose, ai volontari che li supportano, anche ai dipendenti che sono parte attiva e sempre presente. Sapere che l’ente è vicino e si sforza di creare un ambiente accogliente, offrendo l’opportunità di condividere attività e aspettative comuni e creando un ponte tra interno ed esterno, credo sia di grande aiuto».

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